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Nella serata del 15 novembre scorso ho assistito alla riunione del Consiglio Comunale della Città di Vicenza.
Dopo aver sentito alcuni interventi in tema di alluvione, devo dire che qualche Consigliere non vuol bene a Vicenza e dintorni perché questi ignora come, passata l’inondazione, i problemi sono ancora più gravi.
L’acqua ha “livellato” diverse responsabilità - di ieri e odierne - perché i disastri sono quasi sempre annunciati a causa dal quasi abbandono delle manutenzioni. Non solo siamo poco rispettosi delle risorse naturali ma spesso ignoriamo i doveri della prevenzione considerato, tra l’altro, quello che ci hanno donato i nostri vecchi in tema di salvaguardia dalle stesse precipitazioni atmosferiche. “Noi” asfaltiamo e pavimentiamo ovunque e quando piove a dirotto le nostre esagerate pavimentazioni diventano parte di fiumi con il loro grave carico di distruzioni e spesso di morte.
Qualche Consigliere ignora che non è tempo per polemichette da campagna elettorale perché anche le nostre comunità hanno bisogno di altro a partire dalla ricostruzione. Questa volta tocca “anche” ai Comuni e Province venete colpite, ricevere adeguate risorse economiche dallo Stato per poter ripartire. Per far ripartire le famiglie e il lavoro. Qualche Consigliere si ostina a sottovalutare che l’Italia sta franando e “annegando” ovunque per la mancanza dello scudo protettivo rappresentato dalla prevenzione per la difesa del suolo, dell’ambiente e quindi delle persone residenti o meno.
Nel Paese dei “gratta e vinci”, delle tante ciaccole e delle troppe passerelle, c’è anche lo scandaloso “scudo fiscale” che difende e premia gli esportatori di ingenti capitali all’estero mentre si lesinano le risorse per difendere le comunità dalle calamità naturali e l’insieme dell’ambiente in cui viviamo. “Ma si spendono i soldi per costruire il Ponte di Messina come se questo fosse priorità!”
In Italia manca sempre più la politica della prevenzione e delle manutenzioni mentre spendiamo molto di più per le emergenze. La prevenzione e le manutenzioni sarebbero lavoro produttivo e specializzato per centinaia di migliaia di persone, ma nel nostro Paese manca, in tal senso, la necessaria cultura e sensibilità come conferma l’attuale dibattito.
Tutto e sempre più precario in quanto la precarietà sembra essere diventata la bussola nostra società; la società dell’apparire e dell’usa e getta. Questa bussola ci fa trovare sempre più ignoranti e impreparati anche rispetto alle intemperanze del tempo perché nel tempo disperdiamo saperi, competenze e collaudata professionalità mentre aumentano le illusioni in ogni dove che disorientano le giovani generazioni.
L’istruzione, la ricerca e i tecnici sono sempre più messi all’angolo e sistematicamente precarizzati da scaltri e cinici politicanti senz’anima, i quali anche nelle disgrazie trovano l’occasione per distinguersi per il poco civismo perché l’importante è apparire a prescindere dai fatti e dalle scelte necessarie per consegnare alle giovani generazioni un futuro diverso dall’attuale.
Premesse le urgenti necessità finanziarie delle famiglie, delle attività produttive e “sociali” e delle amministrazioni pubbliche, colpite dall’inondazione e dal fango, ora, per esempio, i fiumi e i loro affluenti sono ancora più pericolosi di prima. Intendo i tanti smottamenti di terra che dalle rive sono scivolati nel letto di fiumi, di rogge e fossi, riducendone la portata i quali sempre più ostacolano il deflusso delle acque in situazioni di copiosa precipitazione piovosa mettendo in difficoltà il già provato sistema il di viabilità e di relazioni nei territori. Intendo, come esempio locale, il fiume Bacchiglione, il canale Bisatto, la roggia Debba.
A tutto questo vanno aggiunti i riflessi sul piano della staticità di ponti, di edifici pubblici e non solo, compresi quelli connessi con la carenza di opere idrauliche e manutenzioni varie.
Ma prima di entrare nel merito - per la nostra Area Berica - desidero esprimere gratitudine a tutti coloro che si sono e che si stanno prodigando per contenere i danni della catastrofe che ha messo in ginocchio le nostre comunità. Intendo i Volontari tra i quali emergono le centinaia di Giovani, i Sindaci, gli Assessori e i loro Collaboratori, la Prefettura, i Vigili del Fuoco, la Questura, i Componenti le squadre della Protezione Civile del Comune di Vicenza, le prodigiose e ben attrezzate squadre della Regione e dei Comuni del Friuli Venezia Giulia (che tanti hanno già dimenticato), i lavoratori delle Aziende e Società dei Servizi Pubblici a rete e dei Consorzi (in particolare dell’energia elettrica, del gas, dell’acqua, dei rifiuti, dei trasporti, dei consorzi di bonifica, ecc.) i Soldati, gli Alpini, la Polizia Locale, la Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanza, la Guardia Forestale, la Croce Rossa, la Caritas e le Associazioni religiose, gli stranieri e i foresti che danno una mano. A questi aggiungo un grazie particolare il sistema locale di informazione rappresentato da giornali e da emittenti radio-tv i quali, a differenza di quello nazionale, tramite i loro Giornalisti ci hanno tenuti informati ed hanno informato ben oltre i nostri confini amministrativi.
Per quasi 25 anni ho vissuto a Debba accanto al Bacchiglione - che in particolare durante le notti di piena ci ha fatto spesso vigilare in prossimità - devo ri-evidenziare, per l’ennesima volta, che occorre urgentemente verificare la staticità del murazzo che forma l’alveo di contenimento del Bacchiglione a ridosso della centrale idrica per la produzione di energia elettrica perché sistematicamente esposto alla importante pressione dell’acqua delle piene del fiume. Ma occorre anche mettere in sicurezza la porta di accesso alla centrale stessa perché la stessa pressione la potrebbe scardinare con il conseguente disastro che ne consegue per la zona abitata.
Aggiungo che occorre rialzare il tratto di strada che collega i Ponti di Debba fino alla rotatoria per S.Pietro Intrigogna-Casale anche per permettere una via d’uscita per i residenti e non solo, coinvolti dalle piene del fiume.
Prevenzione significa poter vivere anche senza l’ansia del ritorno dell’alluvione come questo pomeriggio!
Termino ricordando e condividendo altri aspetti urgenti segnalati in comunicato politico distribuito in zona perché alle disgrazie dell’alluvione si evitino quelle umilianti delle promesse dello Stato non mantenute perché l’urgenza e urgenza senza se e senza ma.
Giuliano Raimondo - 17 novembre 2010