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Passati positivamente, con il contributo importante della CGIL, anche i Referendum contro la privatizzazione dell’acqua, ora bisogna andare avanti per consolidare il diritto all’acqua pura e all’acqua chiara per tutti, nel contesto della salvaguardia dell’ambiente.
Occorre quindi:
- che le gestioni del servizio idrico integrato siano più trasparenti nei confronti dei cittadini utenti, intesi anche come contribuenti;
- che siano garantiti i finanziamenti per procedere speditamente alla realizzazione dei piani d’ambito privilegiando risorse finanziarie quali ad esempio fondi pensione, finanziamenti da cittadini e da utenti, da fondazioni bancarie o altro, ma, soprattutto, provenienti dallo Stato tramite la fiscalità generale in quanto le nuove reti e gli impianti abbisognano di circa 60 miliardi di euri;
- proseguire nella realizzazione delle reti fognarie;
- realizzare idonei impianti di depurazione in modo da garantire la gestione industriale sulla base di economie di scala e la qualità delle stesse attività depurative;
- proseguire nell’opera di rinnovamento degli impianti e delle reti;
- rinforzare i controlli da parte delle ULSS sulla qualità dell’acqua erogabile ai rubinetti;
- aumentare la vigilanza e controlli sulle fonti;
- razionalizzare i costi procedendo all’efficentazione della gestione industriale di ogni gestore;
- che le bollette, definita la quantità giornaliera pro capite a tariffa contenuta, siano progressive in modo da scoraggiare gli sperperi di un fluido che non è inesauribile;
- fare scelte appropriate per il trattamento finale dei fanghi industriali dopo i trattamenti di depurazione, in particolare quelli provenienti dalla concia, onde evitare anche i rischi della criminalità organizzata, ben presente nel mercato dei rifiuti industriali e altri;
- che le ARPAV estendano i controlli delle attività industriali a “rischio” come quelle della depurazione e trattamento finale dei fanghi a valle delle attività della concia;
- riflettere sulla dimensione degli ambiti territoriali ottimali e sul numero dei gestori per evitare le spese comprimibili ma nel contempo evitare la nascita di mega gestori;
- promuovere la produzione di biogas dai fanghi della depurazione e dalle deiezioni degli allevamenti degli animali;
- assicurarsi che i comuni garantiscano concretamente il controllo analogo senza rallentare le attività dei gestori, in modo da evitare situazioni di fuori controllo;
- evitare scelte atte a favorire interessi privati nel settore del servizio idrico integrato.
La sfida è aperta anche per i sindacati del settore i quali, vinta la battaglia dei Referendum, debbono evitare la sconfitta causa gestioni che lasciano a desiderare perché oggi non tutto è efficienza e concreta trasparenza.
Anche in questo contesto la CGIL è in prima fila a partire dal confronto sulle cose da fare anche per evitare il rischio di assunzioni facili, di oneri impropri sui bilanci o di altro che si scarica sulle bollette degli utenti-cittadini contribuenti.
Giuliano Raimondo
Coordinatore Servizi Pubblici CGIL Vicenza
20 giugno 2011